Da: Corriere Adriatico 23/3/2020 di Peppe Gallozzi
«Quella che stiamo vivendo è una situazione eccezionale che necessiterà di strumenti eccezionali». Così l'avvocato Mattia Grassani, uno dei massimi esperti di diritto sportivo in Italia, inquadra l'emergenza Coronavirus nello sport. Il noto legale ha parlato delle dichiarazioni del presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia e delle possibilità di ripresa anche nei campionati dilettantistici.
Grassani, che ne pensa del voler finire a tutti i costi i campionati affermato da Sibilia ?
«Lo sport, in questo momento di disgrazia e disperazione, deve necessariamente cedere il passo a quelli che sono i veri problemi del paese. Non sarà lo sport a dettare i tempi della ripresa italiana, la ripresa italiana che detterà i tempi allo sport. Rispettiamo le opinioni di tutti ma oggi non credo che si possa programmare una road map dei campionati».
Per tornare in campo cosa bisogna aspettare ?
«Quello che il sistema Italia avrà ottenuto dalla lotta al Coronavirus. Per disputare un'attività sportiva servono determinanti strumenti come le forze dell'ordine, i medici, i servizi di viabilità, i collegamenti. Anche se il virus venisse debellato domani sarebbe difficile tornare in campo nell'immediato».
In questo, il limite del 30 giugno per la stagione sportiva può rappresentare uno sbarramento ?
«Paradossalmente l'ipotesi di estensione nei dilettanti è più semplificata rispetto ai professionisti in quanto il comparto della Lnd non stipula contratti con tutti gli addetti ai lavori ma solo rapporti di tesseramento. Lo spauracchio del 30 giugno non può essere considerato tale, lo si può scollinare. Una proroga di venti, trenta, quaranta giorni è fisiologica in questi casi. Andare ancora oltre forzerebbe i tempi ma attraverso una serie di meccanismi, pur di finire sul campo la stagione, sarebbe possibile».
Se non si termineranno i campionati si parla di annullamento della stagione e cristallizzazione delle classifiche
«Nessuna delle due ipotesi è codificata dallo statuto, dal Codice di giustizia o dalle Noif. Stiamo parlando di un eventuale rimedio assolutamente senza precedenti. Tutto può essere possibile perché tutto è il contrario di tutto. Allora perché non finire la stagione a dicembre? La mia chiaramente è una provocazione ma in questa fase vale tutto. Parlare di annullamento e cristallizzazione, oggi, è offensivo verso chi sta lavorando perché l'Italia possa ripartire».
L'eventuale scelta dell'annullamento o della cristallizzazione porterebbe strascichi legali ?
«Porterebbe contenziosi legali non di poco conto. Senza giocare ci sarebbero società danneggiate, chi più chi meno. Le derive di una situazione che non consenta di valorizzare un criterio meritocratico sarebbero infinite e farebbero il male del calcio. Sono ipotesi premature e non voglio neanche pensarci».
Nel dibattito c'è anche chi parla di terminare la stagione attuale a settembre.
«Tecnicamente è possibile, però rispetto a tutte le previsioni e proiezioni che sono state fatte è una tempistica extralarge. Sarebbe una super estensione che obbligherebbe poi a stare fermi e ripartire nel gennaio 2021, facendo un autentico tour de force fino al maggio successivo».
Qualora dovesse essere stabilità la data della ripresa dalla Lnd le società potrebbero rifiutarsi di scendere in campo ?
«Nel momento in cui la Lnd, o la Figc per i professionisti, si pronunceranno avranno avuto il placet da parte del Ministro dello sport Spadafora e del Coni. A fronte di questo se qualcuno si rifiutasse di scendere in campo andrebbe incontro a conseguenze disciplinari ed economiche importanti. Un comportamento di questo genere significherebbe venir meno al dovere che ho assunto nel momento della mia affiliazione e, di conseguenza, alterare la regolarità del campionato».
In conclusione, avvocato Grassani, qual è la sua idea sulla stagione attuale ?
«La stagione in corso va chiusa sul campo. Chi crede nell'orientamento sportivo non può pensare ad una vittoria, una promozione, una qualificazione che derivino da un risultato non conseguito sul campo. Ancora oggi si parla degli scudetti di quindici anni fa della Juventus e di Calciopoli. Immaginiamoci se scelte del genere dovessero essere prese a tutti i livelli».