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ANCONITANA IN ECCELLENZA, MISTER MALAVENDA RACCONTA IL CAMPIONATO CHE SARA'.

MALAVENDA«In Eccellenza saliranno il livello tecnico e agonistico, ma l'Anconitana ha tutti i requisiti per proseguire la risalita: dalla solidità della società, all'ossatura di squadra già competitiva, fino al calore di una tifoseria senza eguali a questi livelli. Puntando su giocatori in grado di abbinare personalità a qualità il traguardo non sfuggirà». Consiglia alla dirigenza dorica le caratteristiche indispensabili sulle quali puntare per continuare a vincere Giammarco Malavenda, vice capitano dell'Ancona che centrò il triplete nel 2011 con Marco Lelli in panchina.

L'attuale timoniere del Marina, condotto all'ottavo posto nel massimo campionato regionale che rappresenta il risultato migliore nella storia del sodalizio biancazzurro, è rimasto uno dei primi tifosi della formazione biancorossa tanto da averla seguita con continuità al Del Conero quando gli impegni calcistici glielo hanno permesso. 
Malavenda, che campionato troverà l'Anconitana? 
«Equilibrato e combattuto, come sempre accaduto negli ultimi anni. Le difficoltà sono sempre dietro l'angolo per una realtà tanto blasonata, contro la quale gli avversari saranno pronti a dare il massimo pur di vivere una domenica di gloria. Ricordo bene le insidie che noi stessi trovammo otto anni fa, quando la spuntammo all'ultima giornata dopo un'avvincente volata con la Fermana. Noi partivamo però dalla base del Piano San Lazzaro, trasformatosi in corso d'opera». 
Cos'è cambiato da allora? 
«All'epoca c'erano formazioni importanti, basti pensare a Fermana, Vis Pesaro, Maceratese e Tolentino. Adesso il numero si è ridotto, così come la competitività degli organici, e non penso che nessuno alla lunga riesca a tener testa all'Anconitana sotto i profili economico e strutturale. Non ci sono nemmeno più individualità come Federico Melchiorri, arrivato in B, e la maggior parte delle rivali si allena la sera pagando dazio dal punto di vista atletico». 
Quale giudizio esprime sulla rosa che ha vinto la Promozione? 
«La forza del gruppo è testimoniata dalle 26 vittorie in 30 partite e il +10 sulla Vigor che costituiva una concorrente di spessore. Tutti gli over dell'ultimo campionato hanno esperienze notevoli alle spalle e possono essere protagonisti in Eccellenza, così come i classe 2000 che hanno assicurato prestazioni all'altezza di una maglia così pesante. Bisognerà però attrezzarsi sui 2001 individuando i prospetti migliori perché i fuoriquota bravi fanno la differenza». 
E su Francesco Nocera? 
«Parlano i risultati pure per il mister che ha saputo rispettare le aspettative conquistando campionato e Coppa Italia. Vincere non è mai facile, lui c'è riuscito reggendo le pressioni di una piazza che non ammette passi falsi in queste categorie e non perdendo l'equilibrio nei pochi momenti difficili. Le critiche ci stanno, siamo di palato fino ad Ancona, ma vedere il bel gioco in Promozione è dura». 
Quali sono i punti di forza dai quali ripartire? 
«Le scelte competono al presidente Marconi e ai suoi collaboratori che in questi due anni si sono mossi alla perfezione. Sarebbe utile insistere sull'ossatura esistente, attorno alla quale innestare elementi che possano far compire un ulteriore salto di qualità. Osservando il rendimento dei singoli, alla soglia dei 40 anni Mastronunzio è ancora determinante per fiuto del gol e intelligenza calcistica. Portieri come Lori, che ho visto crescere all'epoca di Cornacchini quando ero nello staff tecnico, sono un lusso in Eccellenza. A me piacciono anche Mercurio, che ricordavo come un baluardo difensivo dai tempi del Tolentino, e Marengo, che ha buona visione di gioco». 
Quanto conterà in prospettiva futura la rifondazione del settore giovanile? 
«Una società che deve tornare nel calcio che conta non può prescindere dall'allestire un vivaio all'altezza. Serviranno tempo e lavoro perché si dovrà iniziare da zero ma il progetto di credere nella scuola calcio lascia intendere che la società ha le idee chiare sul futuro. Guardando indietro è un peccato che si sia dissolto con la mancata iscrizione in D il patrimonio creato da Marinelli e Petrolini».
Daniele Tittarelli 

Corriere Adriatico