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MASSIMO GADDA L'INTERVISTA DI PEPPE GALLOZZI TRA AMARCORD E CAMPIONATI.

Dal CORRIERE ADRIATICO.ITUna foto sul proprio profilo Facebook caricata negli ultimi giorni con il cartello cartello Palombinad'arrivo della stazione di Palombina Nuova. E' bastato poco, anzi pochissimo, per rinsaldare ancora una volta il rapporto viscerale tra Massimo Gadda e Ancona. Il capitano per eccellenza della storia biancorossa, protagonista di pagine indelebili vissute con il Cavaliere Armato (tra il 1986 e il 1994), ha ribadito a chiare lettere il suo amore per il capoluogo anche in un periodo di grande difficoltà come quello attuale. Tra Covid, sospensione dei campionati regionali e incertezza sul futuro.

Gadda, partiamo dalla base, cosa significa per lei quella foto?
«Significa tantissimo. Palombina è stata la mia casa e quella di tantissimi amici per sette anni, c'è un pezzo di cuore che vive ancora lì. Sono tornate alla mente le cene con i compagni, le feste per la Serie A, la finale di Coppa Italia. C'è un filo che mi lega con Ancona che non si spezzera' mai».

Come giudica questo stop di tutte le competizioni regionali ordinato dal Dpcm?
«Male, ma cerco anche di mettermi nei panni di chi deve decidere e capisco che qualunque strada porterebbe dei problemi. Mio figlio gioca nel Russi (Eccellenza Emilia-Romagna) e dopo la prima partita disputata ha visto tutte le altre gare rinviate per Covid, anche con positività non acclarate delle volte. Ritengo che serva uno stop almeno fino al 2021, come molti comitati hanno già deciso (il CR Veneto ha reso noto la volontà di disputare solo il girone d'andata per l'Eccellenza, ndr)), per poi sperare di ripartire senza ulteriori interruzioni. Andare avanti a singhiozzo diventa duro».

La Serie D in campo per i soli recuperi fino al 22/11. E' d'accordo?
«In una situazione del genere sarebbe stato meglio fermarsi del tutto. I recuperi sono tantissimi e in passato c'è anche chi ci ha marciato sopra a questa possibilità. Soprattutto per D ed Eccellenza c'è bisogno di regole certe, parametri oggettivi che vanno seguiti da tutte le società. In particolare proprio per i rinvii».

Fa male vedere tante realtà marchigiane ancora in campo, perché militanti nei cosiddetti campionati nazionali, e l'Anconitana costretta ai box?
«È difficile da digerire una cosa del genere. Con tutto il rispetto, prendere atto dell' Anconitana in Eccellenza e di alcune altre realtà, non necessariamente regionali, meno blasonate tra i professionisti fa male al cuore. Questi anni ci stanno facendo capire come sia difficile riemergere dai bassifondi ma ce la faremo, ne sono certo».

A proposito di professionisti. Essendo le uniche a fare i tamponi, Serie A, B e C, arriveranno senza problemi alla fine di quest'annata?
«Quando parliamo di professionismo dobbiamo fare un discorso a parte per la Serie C. Ci sono ragazzi che vivono da anni di calcio nella terza serie nazionale, con regolare stipendio. Le società stanno facendo sacrifici immani ma hanno grandi difficoltà».

Ha seguito l'inizio campionato dell'Anconitana con i cinque punti conquistati in quattro gare complessive?
«Come sempre seguo la squadra ma è difficile dare un giudizio. Posso dire, da quello che ho visto, che mi sembra un girone competitivo con formazioni ben organizzate. L'Anconitana è chiamata a vincere un'Eccellenza anomala e per farlo non dovrà dar nulla per scontato».

In che modo si può garantire il regolare svolgimento dei tornei dilettantistici?
«Più tardi si ricomincia e più è difficile. Una cosa diventa fondamentale e deve scattare nella testa di tutti gli addetti ai lavori. O si va avanti a testa bassa, preparandosi ad ogni evenienza, o si rischia di non finire la stagione. Servono sacrifici da parte di tutti».

Senza dimenticarsi che ci sono ancora i centoquindici anni di storia dorica da festeggiare
«Sarebbe una bella cosa. Vorrebbe dire che le cose si sono normalizzate».
Peppe Gallozzi