Dal Il Marco Lelli capitolo terzo sulla panchina dell’Anconitana, di fatto, non è mai iniziato. Il Coronavirus, con il conseguente stop di tutti i campionati dilettantistici, ha impedito all’allenatore dorico di rimettersi ancora in gioco con i colori biancorossi dopo i successi del 2010-2011 (vittoria dell’Eccellenza, della coppa Marche e della coppa Italia di categoria sotto la presidenza di Andrea Marinelli) e del 2017-2018 (vittoria della Prima categoria e del titolo regionale nel primo anno di patron Stefano Marconi). Il suo arrivo, dopo l’esonero di Umberto Marino seguente al 2-2 interno con la Vigor Senigallia (ultima gara ufficiale disputata dall'Anconitana), era stato salutato con grande affetto da tutta la piazza dorica che, nelle rimanenti sette giornate, era pronta a dar battaglia per riprendere il primo posto, distante due lunghezze, occupato dal Castelfidardo.
Lelli, una conclusione con tanti rimpianti?
«Sicuramente. Ci stavamo preparando bene per fare un finale di campionato all’altezza della situazione. Poi è arrivata questa tragedia del Coronavirus che nessuno poteva prevedere».
Che situazione complessiva aveva trovato nello spogliatoio biancorosso?
«Penso che l’Anconitana avesse tutte le carte in regola per stare in testa alla classifica poi, una serie di eventi negativi, hanno portato il Castelfidardo in vetta. Dal mio punto di vista, con sette giornate a disposizione, la situazione si poteva risolvere nel migliore dei modi».
Il calendario, nella sua prima uscita, avrebbe messo l’Anconitana dinanzi al Montefano di Salvatore Mastronunzio
«Sarebbe stato bello giocare quella partita. Voglio bene a Salvatore perché ha dato tantissimo alla piazza di Ancona ma anche a me personalmente. Avessi potuto scegliere avrei scelto un 4-3, tripletta sua e vittoria nostra».
Lei fu il primo a parlare di ammissione in Serie D per i dorici, ancor prima dello stop. Ritiene che sussistano i requisiti per sperare?
«Mi ero espresso in tal senso perché a questa città e ai suoi tifosi è sempre stato tolto qualcosa, anche per puri cavilli. Il blasone dell’Anconitana va tenuto in considerazione e i requisiti, quelli oggettivi, ci sono tutti per ambire alla Serie D».
Il presidente Marconi, in riferimento al prossimo allenatore, ha dichiarato che sarà il nuovo responsabile di tutta l’area tecnica a decidere in merito
«Io sono in attesa di aggiornamenti. La società farà i suoi passi e prenderà le sue decisioni che io rispetterò».
La società, in ogni caso, non ha mai nascosto la propria stima nei suoi confronti. Da parte sua c'è voglia di continuare questo percorso in ogni forma?
«Certamente, altrimenti tre mesi fa non avrei accettato. L’unica panchina che mi interessa è proprio questa e poi sono un tifoso biancorosso da sempre. Tutto il resto lo valuteremo quando sarà il momento».
Tornando al 2017, quando lei era allenatore e Marconi si era insediato come presidente, si parlava già fortemente di Dorico
«Il Dorico deve diventare la casa dell’Anconitana. Io ci sono nato praticamente, da piccolino andavo lì. Sono molto affezionato a quel campo, lo sono come tutti gli anconetani di tante generazioni».
Come ha vissuto i giorni di quarantena in contatto con i giocatori?
«Naturalmente siamo rimasti tutti a casa per scongiurare i pericoli di un’epidemia così forte. I ragazzi non ho avuto modo di conoscerli a fondo, abbiamo lavorato insieme qualche settimana. Li ho salutati sul gruppo Whatsapp ma, ultimamente, non ci sentiamo tanto spesso».
Ritiene che si possa tornare in campo entro ottobre per l’inizio della nuova stagione dilettantistica?
«Credo proprio di sì. Chiaro che bisognerà vedere il contesto sanitario perché i tempi li detta il Covid-19».
Se lo immagina, nelle categorie minori, un calcio a porte chiuse?
«No. Anche in Serie A, queste ultime partite che ho visto, è brutta l’immagine delle tribune vuote. La partita perde almeno la metà dell’interesse».
Peppe Gallozzi
Corriere Adriatico