Il tribunale civile di Ancona ha revocato l'estensione del fallimento dell'Ancona calcio, dichiarata nell'agosto 2005, all'allora patron Ermanno Pieroni. Accogliendo l'istanza avanzata dall'ex numero uno biancorosso, tramite l'avv. Mauro Mocchegiani, i giudici della seconda sezione hanno ritenuto che non sarebbe stato possibile dichiarare falliti i soci della società di capitali in default.
"Il tribunale ha reso giustizia - ha dichiarato Pieroni dopo il verdetto del 14 gennaio scorso ma andato in giudicato nei giorni scorsi -, ha stabilito che sono vittima e non carnefice". Resta il suo rammarico per il patrimonio personale venduto nel frattempo all'asta dalla curatela fallimentare in virtù dell'immediata esecutività della sentenza del 2005, arrivata un anno dopo il fallimento del club calcistico. Pieroni, 59 anni, lamenta la "gogna mediatica subita da persona irreprensibile" e il danno "economico, personale e professionale".
E ricorda anche le sentenze che hanno sancito la sua estraneità dal caso delle fideiussioni (il club era parte offesa) oltre alla condanna dell'ufficiale della Finanza accusato di aver sottratto una pendrive dove Pieroni conservava la contabilità 'nera'.