Il sito internet Tutto Lega Pro con un editoriale di Vittorio Galigani esamina l'attuale situazione del calcio di Lega Pro e commenta tra l'altro la decisione dell' Ancona di chiudere la gradinata. Vi proponiamo integralmente l'articolo.
Suona l'allarme sulla stabilità del format a 60 squadre. Ancona, quella gradinata che si deve chiudere. Messina, il veleno del sospetto quando i buoi sono usciti. Vittorio Galigani, esperto dirigente calcistico, già Direttore Sportivo oltre che Direttore Generale in numerosi club professionistici dalla Serie A alla ex Serie C. Editorialista per TuttoLegaPro.com
E' arrivata la stagione della verità. Come tutti gli anni. Come nel corso di tutti i campionati.
Con l'inizio del girone di ritorno emergono gli affanni di diverse Società. Al giro di boa, come sempre, si avvertono i segnali delle difficoltà. Si registrano alcuni "scivoloni" sugli adempimenti finanziari. Inadempienze relative ai mesi di novembre e dicembre dello scorso anno.
E non solo.
Il liquidatore della Carrarese che, dopo aver esperito tutti i tentativi, porta i libri in Tribunale e chiede l'auto fallimento della Società, rappresenta solo la punta, negativa, dell' "iceberg". Allarma, nella fattispecie, l'imbarazzo economico anche di altri club che non riescono a rispettare impegni e scadenze.
E intanto fioccano le penalizzazioni.
Un "campanellino" d'allarme sulla stabilità di quel format che ci si auspica venga ripristinato a 60 squadre.
Inoltre a breve, effettuate le imminenti verifiche, la Covisoc si esprimerà nel merito dell'equilibrio economico finanziario di tutte le Società. Un giudizio determinante, dedotto dagli indicatori di bilancio, propedeutico al rilascio delle licenze nazionali. Il termometro per misurare lo stato di salute di ognuno.
Poi la palla (per usare un termine appropriato) passerà alla capacità di quei presidenti, che eventualmente "trovati" in sofferenza, dovranno dimostrare, con le necessarie argomentazioni, di meritare per il loro club la permanenza nel professionismo.
Ho passato gran parte della mia gioventù "in" Ancona (così si dice alle falde del Cònero). Da ragazzo ho indossato quella casacca allo stadio "Dorico" e ci sono poi tornato da avversario, con le mie squadre. Conservo uno splendido ricordo di quella gradinata. Sempre gremita. Sempre pulsante. Lo stadio al centro della città, lungo il Viale della Vittoria, rappresentava il "salotto" buono del calcio. Il punto di ritrovo di tutti i tifosi. Ricordo l'entusiasmo traboccante e gli spalti gremiti nel giorno della prima promozione nella massima serie.
Poi il trasferimento alla struttura periferica del Cònero. Uno stadio da 26.000 posti! L'abbandono di una tradizione. Il pubblico, in quel catino, appariva disperso. La gradinata semivuota. La partecipazione dei tifosi lontana, affievolita.
Ho letto, con rammarico, della decisione obbligata e assunta giustamente dalla dirigenza dell'Ancona. Dover chiudere, quantomeno temporaneamente, quel settore dello stadio. La gradinata appunto. Ho letto le motivazioni fornite. Mi sono suonate come la resa di fronte a preoccupanti, insormontabili problemi di gestione. Legati all'impianto sportivo. La conferma di quel malessere finanziario a suo tempo evidenziato dall'ex presidente Marinelli. Il richiamo all'appartenenza del "tifo" che rischia di sfilacciarsi di fronte alla difficoltà economica di dover sostenere costi esorbitanti. All'impossibilità di soddisfare il desiderio degli affezionati di quel settore che vengono trasferiti, premiandoli, in tribuna. Per opportunità.
Un grido di allarme che frena le aspettative future?
Senza dubbio il necessario rispetto del budget nel timore, comprensibile, di non farcela. Il timore confidato, tra le righe, dal gruppo dei "supporters trust" che si sono fatti carico della conduzione aziendale. Un segnale forte. Una preoccupata presa di coscienza in proiezione futura. Anche in Ancona, l'imprenditoria del territorio si è da tempo allontanata mostrando tutto il suo disinteresse per i colori biancorossi.
Messina. Il clamore del sospetto non si quieta mai. Giunge dallo stretto l'allarme di un nuovo scandalo per il calcio scommesse. Non ci sono prove. Speriamo anzi, per la credibilità del calcio, che tutto si risolva in una bolla di sapone. Ma la partita pareggiata dai giallorossi con la Paganese è finita, ugualmente, sotto la lente d'ingrandimento. Per eccesso di puntate sul risultato di parità ed addirittura sul risultato esatto. Il portiere dei peloritani messo sotto accusa e fuori rosa dalla sua stessa dirigenza. Pesanti le dichiarazioni del suo presidente. Un gesto impulsivo che doveva essere evitato. Un modo errato di fare giustizia sommaria solo per una propria presunzione. Come a volersi giustificare ed ammettere di essere venuti a conoscenza, a posteriori, della ipotetica combine.
Il solito modo, tardivo, di chiudere la stalla quando i buoi sono già usciti. Dico, ma pensarci prima no?